Un cammino di 24 Km quello che hanno percorso quasi 100.000 persone, per la gran parte giovani, partiti da Perugia per partecipare alla ” Marcia per la Pace”.
Diretti ad Assisi, come ogni anno, hanno confermato la voglia di affermare i diritti umani imprescindibili, come l’uguaglianza della persona di fronte alla legge, per una giustizia contro tutti i tipi di crimini. Una giustizia indispensabile per una società civile senza discriminazioni e senza guerre.
Tanta amarezza negli slogan rivolti all’Italia, ai suoi problemi economici (come la crisi del lavoro), sociali (a partire dall’immigrazione) e politici (con la sollecitazione alla riscoperta dei valori della Costituzione).
La presenza dei politici quest’anno non è stata molto cospicua, ma il profilo estetico della marcia è stato quello multicolore e variegato, dei gruppi, delle associazioni, degli aderenti a partiti e sindacati, delle scolaresche, dei gruppi religiosi, pacifisti, delle più varie estrazioni culturali, e delle famiglie. Ed è proprio a partire dalle famiglie, primo nucleo sociale dal qual si apprende, che bisogna innescare quel senso di responsabilità, di giustizia, che porta alla legalità, alla solidarietà.
Abbiamo bisogno di un ‘altra cultura che miri alla promozione di una nuova scala di valori, sostituendo l’esclusione con l’accoglienza, l’intolleranza con il dialogo, il razzismo con il riconoscimento dell’altro, l’egoismo con la solidarietà, la separazione con la condivisione, l’arricchimento con la giustizia sociale, e la competizione selvaggia (che ritroviamo sovente in ogni ambiente) con la cooperazione responsabile e solidale.
Obiettivi e riferimenti che noi, come gruppo di lavoro per la “Pastorale Familiare”, condividiamo in pieno e che ci auguriamo, dalla prossima edizione, di essere li, ad Assisi, a testimoniare.
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